
Storie e ballate di tradizione e nuove trasformano la cronaca in poesia riflessiva, avvalendosi di un ventaglio quantomai ampio e controverso di processi comunicativi: dall’osservazione alla documentazione, dall’oralità alla scrittura e alla stampa, dalla dimensione musicale e improvvisativa a quella grafica e pittorica, da quella attoriale a quella critico-speculativa, dal dramma all’ironia, dalla parodia fino alla comicità vera e propria. Il cantastorie crea un complesso multimediale che, in piazza o in teatro, porta all’attenzione del pubblico le doppie morali insite in ogni fatto, secondo una prospettiva d’estraniamento critico.
Mauro Geraci (docente di Etnologia, Università di Messina)
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Università degli Studi di Pavia - Dipartimento di Musicologia e Beni Culturali
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