Giardino Papa Giovanni Paolo II

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Il giardino si estende su una superficie di circa 13.000 mq ed è situato in piazza Roma, nel Quartiere 16 (Centro); confina a Sud con la Via Mazzini, a Est con la Via Manzoni, a Ovest con la Via Ingegneri e a Nord è chiuso da uno dei lati di Palazzo Vidoni, edificio del XVI secolo ora sede dell’Associazione Commercianti.

ATTREZZATURE E SERVIZI

  • Giochi inclusivi per bambini (nel parchetto giochi è presente uno o più giochi accessibili anche a bambini con disabilità).
  • Fontanella
  • Fontana
  • Monumenti
  • Panchine
  • Area wi-fi

SPECIE ARBOREE

  • Celtis Australis
  • Quercus Robur "Fastigiata"
  • Catalpa Bignonioides
  • Tilia Europaea
  • Aesculus Hyppocastanum
  • Fraxinus Ornus
  • Acer Negundo
  • Taxus Bacchata
  • Acer Palmatum
  • Liriodendron Tulipifera
  • Sophora Japonica
  • Ulmus Pumila
  • Fraxinus Excelsior
  • Cedrus Libani
  • Acer Pseudoplatanus
  • Acer Saccharinum
  • Acer Platanoides "Riccio"
  • Carpinus Betulus
  • Platanus Acerifolia
  • Gleditsia Triacanthos
  • Carya Glabra
  • Ailanthus altissima
  • Quercus
  • Ginko Biloba
  • Magnolia Grandiflora
    Albero monumentale censito alla scheda n. 47 dell'elenco stilato da Regione Lombardia ai sensi del Decreto del Ministero delle Politiche Agricole e Forestali del 23.10.2014 per la monumentalità della forma.

STORIA e CARATTERISTICHE TECNICHE

La storia del Giardino di Piazza Roma risulta piuttosto travagliata e risale al tempo della demolizione della allora Basilica di S. Domenico, presente dove ora sorge il giardino.

S. Domenico, insieme al convento, era la più vasta chiesa di Cremona dopo il Duomo. Fu costruita alla fine del XIII secolo e rifatta in varie epoche tanto da avere stile misto e forme irregolari; era di proprietà regia con l’obbligo alla Fabbriceria del Duomo di mantenerla.

L’abbattimento della chiesa di S. Domenico per fare posto all’omonima piazza e, successivamente, degli edifici annessi per la realizzazione del giardino di Piazza Roma, rappresentano uno dei punti nevralgici della questione del “restauro urbano” nella Cremona del XIX secolo.

Appare assodato, dunque, che nella scelta della demolizione della Basilica gran peso abbiano allora avuto questioni di carattere sia economico sia politico; il Comune non aveva i mezzi per intraprendere i lavori di restauro di un così vasto complesso.

Sul luogo di questo edificio sacro sorgerà l’unico “polmone verde” cittadino che gli amministratori risorgimentali riuscirono ad ottenere dopo lunghe battaglie e polemiche.

L’intervento di Piazza Roma porta all’interno delle mura un vasto spazio verde dove prima vi erano edifici; al centro della città, un’isola verde di circa 13.000 m2 occupa l’intero lotto rettangolare dove un tempo sorgevano la chiesa e il convento di S. Domenico.

Le vicende della nascita del giardino segnano un momento di particolare interesse nella crescita urbana della città; è in questo periodo, infatti, nella seconda metà del XIX secolo, che cominciano le demolizioni e in nome del risanamento igienico e del decoro ed i progetti di ridefinizione della città.

La demolizione di S. Domenico

Già al XIII secolo risale la storia di quella che sarebbe divenuta la Basilica di S. Domenico, con il trasferimento del convento dei frati domenicani al centro della città(1).
Dalla seconda metà del XV secolo cominciarono i lavori di allargamento del convento e della costruzione della Basilica.
Occorsero 15 anni per compiere le opere; la Basilica terminò nel 1506 e da quell’anno centinaia di artisti si avvicendarono per affrescarne le pareti ed ornarne le cappelle.
La Basilica di S. Domenico si trovava al centro della città, in un punto di confluenza di antiche strade che provenivano dalle quattro porte.
La Basilica ebbe periodi di splendore soprattutto durante la lunga dominazione spagnola. Molte famiglie gentilizie possedevano cappelle ed altari, mentre le famiglie più in vista vi avevano il sepolcro. Nella chiesa furono conservato, fino alla sua demolizione, le ceneri di Antonio Stradivari e di tutta la sua famiglia.
Quando fu soppressa come parrocchia nel 1805 con un Decreto Napoleonico, la Basilica versava in condizioni di grave decadenza e pericolo statico da tempo; tale decreto parallelamente trasformò il convento in caserma.
Per tali motivi, dopo la chiusura al culto, seppur di proprietà demaniale (il convento era stato trasformato in caserma), la Basilica fu affidata alla Fabbriceria della Cattedrale perché vi fossero attuati dei lavori di restauro. Erano tempi in cui faticosamente la Fabbriceria riusciva a conservare in buone condizioni la stessa cattedrale e le numerose chiese ad essa affidate.
La chiesa da allora servì ai francesi come magazzino, e venne riufficiata soltanto nel 1859; fu in questo stesso anno che la Fabbriceria della Cattedrale sostenne una grossa spesa per il rifacimento quasi totale del tetto(2).
Sempre nel 1859, in concomitanza con i lavori per il tetto, il Genio Civile fu incaricato di un sopralluogo e stese una relazione in cui esprimeva perplessità sulle condizioni statiche del monumento, il che portò alla temporanea chiusura della chiesa da parte dell’autorità prefettizia per motivi di pubblica incolumità.
Seguirono altri sopralluoghi, sia da parte del Genio Civile e della Pubblica Amministrazione, sia da parte della Fabbriceria della Cattedrale, con il risultato della richiesta di demolizione da parte degli uni e di salvaguardia e restauro da parte degli altri.
Ne sfociò un’ampia polemica tra l’amministrazione comunale da una parte e il Vescovo e la Curia dall’altra, con toni spesso molto aspri alimentati anche dalle pagine della stampa locale.
Con una lettera al Vescovo del 23 febbraio 1862, il Sindaco informa dell’ordine alla Fabbriceria della Cattedrale per la definitiva chiusura al culto della Chiesa di S. Domenico per ragioni di pubblica incolumità.
Nel novembre 1863 il Vescovo ottenne otto mesi di tempo dal Ministero delle Finanze allo scopo di raccogliere i fondi necessari ai lavori di assestamento(3). La colletta non ebbe i risultati sperati ed il Vescovo si rimise alle decisioni dell’autorità comunale. Si trattava, in fondo, di un monumento ricco di tesori d’arte e di storia (era stato ai tempi l’Ufficio dell’Inquisizione a Cremona), oltre che un luogo di culto. Esistono, infatti, molte descrizioni fatte dagli storici e da testimoni dell’epoca; ma le perizie trovate negli incarti comunali non sono sempre d’accordo con tali testimonianze.
Nel frattempo sulle pagine della stampa, in particolare del locale “Corriere Cremonese”, si ribadì l’opinione secondo cui l’Amministrazione Comunale non poteva impegnarsi in un problema di restauro di una struttura ormai decadente in quanto altri problemi urbanistici attendevano da tempo soluzioni e il dispendio delle già scarse risorse economiche del Comune: la sistemazione di Piazza Cavour, la Stazione Ferroviaria, i carceri, il Tribunale.
Il 4 giugno 1864 la Direzione Generale del Demanio emetteva il decreto per la demolizione, incaricando il Genio Civile della perizia e del capitolato, dando autorità al Prefetto di far eseguire la demolizione anche subito in caso di imminente pericolo.
La demolizione ebbe inizio nel 1869 e nel 1871 venne completata.
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(1) SANTORO E. (1968) – La Basilica di S. Domenico – storia della sua demolizione (1859-1879). Camera di Commercio, Industria, Artigianato e Agricoltura di Cremona
(2) ARCHIVIO DI STATO DI CREMONA – “Acque e strade”, Inventario 139-143, Periodo 1868-1946
(3) ARCHIVIO DI STATO DI CREMONA – “Acque e strade”, Inventario 139-143, Periodo 1868-1946

Nascita ed evoluzione del giardino

Le polemiche sulla vicenda di S. Domenico, di carattere sia politico sia economico, non cessarono neppure con la demolizione della chiesa, configurandosi in seguito in una disputa su come realizzare il nuovo parco cittadino.
Anche all’interno della Giunta i pareri su come sistemare il nuovo spazio erano discordanti: chi propendeva per un giardino integrale che necessitava dell’abbattimento della caserma; chi propendeva per conservare la caserma ed alloggiarvi le scuole, lasciando a giardino la parte rimanente(1).
Nel febbraio 1874 la Giunta presentò la proposta per il Piano Regolatore per Piazza Roma, fino ad allora Piazza S. Domenico, e sue adiacenze; nell’intento del piano vi era la demolizione della caserma S. Domenico e della casa del Canonico Girondelli, per far posto ad un nuovo edificio destinato a scuola, e la destinazione a giardino dell’area dove sorgeva la Basilica.
La Giunta approvò la proposta ed il 3 aprile 1874 il Sindaco indisse un “Concorso Artistico al Progetto d’un Edificio di Scuole Comunali e Sistemazione della Piazza Roma nel Centro della Città di Cremona”(2). Il concorso, il cui bando fu pubblicato su numerosi giornali nazionali, da Torino a Milano, da Firenze a Napoli, suscitò vivo interesse e larga partecipazione.
Il concorso non ebbe vincitori; il Consiglio Comunale si riunì infatti il 20 giugno 1875 per affermare che >(3)
Nel frattempo, con decreto del dicembre 1874, il Ministero dei Lavori Pubblici autorizzava l’espropriazione per pubblica utilità di tutti gli stabili demaniali di Piazza Roma, dando così avvio alle demolizioni dei rimanenti edifici.
L’opinione pubblica, anche attraverso la stampa locale, era sempre più partecipe al problema dell’utilizzazione degli spazi di Piazza Roma.
E’ del gennaio 1875 l’istanza con cui >(4)
Alla fine, nel giugno 1875, fu accolto dal Consiglio il progetto dell’Ing. Ruggero Manna di un giardino provvisorio da allestire nell’area della demolita chiesa di S. Domenico, in occasione della fiera del 1875. Il giardino fu effettivamente realizzato a cura del giardiniere Giuseppe Barozzi, su disegno dell‘Ing. Manna, con l’incarico di mettervi piante di alto fusto
Il giardino occupava l’area di piazza Roma dove attualmente è sito il monumento a Ponchielli, ed aveva una lunghezza di m 42 ed una larghezza di m 27.
L’allestimento ottenne il consenso generale; il giardino non verrà più rimosso, anzi gradualmente arricchito dal giardiniere Barozzi con nuove essenze, spesso doni della cittadinanza alla Città di Cremona: le polemiche che avevano coinvolto tutti i cittadini, e le possibilità ora di arricchire il giardino con piante e animali, avevano spinto la collettività a numerose donazioni.
Cadde anche l’idea della costruzione delle scuole, e nel 1878 l’incarico di sistemazione ed ampliamento del giardino fu affidato a architetti esperti, i Fratelli Roda, allora direttori dei Giardini Pubblici di Torino.
I lavori cominciarono il 19 maggio e si conclusero il 6 settembre 1879. Il giardino non occupava tutta l’area a disposizione, come è attualmente, ma veniva lasciata libera la parte più a nord verso i palazzi Pagliari e Anselmi.
Il giardino veniva diviso in due parti, l’una per la musica, l’altra per il giardino vero e proprio. Nella relazione alla Giunta Municipale, il 30 settembre 1878, l’assessore Signori così illustra ai presenti il progetto dei Fratelli Roda(5):
>(6)
I costi saranno stimati in 38 mila lire, invece delle 30 mila precedentemente ipotizzate, in quanto il Consiglio approva la costruzione di una cancellata in ghisa e ferro anziché di una siepe viva in Thuja; la cancellata fu costruita in stile del tutto simile a quella Giardino Massimo D’Azeglio in Firenze.
Il giardino venne inaugurato solennemente, con la pagoda (tutta in legno), nel 1879. Quest’ultima, pure progettata da Roda, venne sostituita nel 1928 con una più ampia in ferro, ghisa e lamiere zincate. La splendida cancellata, con 5 ingressi, fu smantellata nel 1937 assieme alla pagoda Liberty e ai caratteristici lampioni, riutilizzando i materiali per scopi bellici.
Nella parte più a nord, lasciata libera, si voleva costruire il Palazzo dell’Esposizione per la Mostra Industriale Artistica che si sarebbe tenuta nel 1880. Il palazzo venne effettivamente costruito ed ultimato il 20 agosto 1880; ma nella notte tra il 29 ed il 30 agosto, durante un violento temporale, si sviluppò un incendio che distrusse interamente l’edificio.
Il 16 maggio 1881 il Consiglio Comunale trattava del progetto di ampliamento del Giardino di Piazza Roma affidato ancora una volta ai Fratelli Roda di Torino.
Il gruppo marmoreo dello scultore Seleroni, attualmente presente a lato della magnolia, che si trovava nel giardino dell’Ospizio Biazzi, venne prestato ed installato in Piazza Roma nel 1880 in occasione dell’esposizione. Non venne più rimossa.
Numerose furono le lamentele da parte del Presidente dell’Ospizio che ne reclamava la restituzione in quanto erano già passati due anni dal “prestito” e perché non era possibile fare una donazione alla Città di Cremona dato che l’opera era di proprietà dei poveri.
L’8 luglio 1884 l’Amministrazione dell’Ospizio proponeva al Comune di Cremona di acquistare la scultura per 1000 lire. Il 29 maggio 1885 venne effettuato il pagamento.(7)
Anche dopo la nascita del giardino, continuarono numerose le donazioni, tra cui la grande magnolia che ancora oggi si trova nell’aiuola minore del giardino, donata alla Città di Cremona dal signor Pizzamiglio il 4 ottobre 1881, che la prelevò dal suo giardino in Via Aselli. Fu installata anche una voliera per accogliere i numerosi volatili donati dai cittadini: colombi, fagiani, tortore ed anche due rari fagiani dorati donati da Giuseppe Verdi nel 1897.
Le voliere e gli animali resteranno sino al 1913 quando furono smantellate per problemi di gestione.

Ancora oggi si legge, su uno dei piedistalli dei vasi ornamentali presenti nel giardino: >(8).
Delle numerose dotazioni dell’impianto originario del giardino rimangono la ex casa del custode, il gruppo scultoreo di Seleroni e la grande magnolia; molto probabilmente, anche gli individui arborei di maggiori dimensioni, presenti in particolare nella zona a bosco, appartengono all’impianto originario.
La ex Casa del Custode dei giardini di Piazza Roma è un fabbricato a due piani caratterizzato dalla particolare tipologia a “chalet” con il piano terreno, dotato di un porticato, rifinito in granigliato di cemento ed intonaco; il primo piano è rivestito in legno verniciato con marcapiani e architravi decorati e mensole intagliate.

Lo stile con cui è stato progettato e realizzato il giardino originario, seppur in fasi diverse, rispecchia lo stile dell’epoca del giardino all’inglese, la cui moda venne importata dai paesi anglosassoni verso l’inizio de XIX secolo.
Il giardino originario di Piazza Roma ripropone, in scala ridotta, gli elementi tipici dei grandi giardini paesistici delle ville e dei parchi dell’epoca, con l’alternanza di parti più prettamente formali - citazione delle antiche mode del giardino formale all’italiana – a parti più riparate e intime delle aree a bosco – dai movimenti terra del terreno su cui si snodano sentierini tra le roccette e felci e piante erbacee del sottobosco, all’ombra di grandi alberi – a grandi spazi aperti a prato che fungono da prospettive e permettono la visuale di elementi importanti.

Già nel disegno originario di Piazza Roma sono ben identificabili differenti “ambiti”, distinguibili sia dal punto di vista strutturale che funzionale:
- il “giardino romantico”;
- il “giardino formale”;
- i “margini”.

Il giardino romantico
Il "giardino romantico” è composto da una vasta area a bosco in dialogo con un ampio prato.
L’area a bosco è caratterizzata da un impianto piuttosto fitto di alberi di I grandezza, i quali hanno raggiunto ad oggi notevoli dimensioni.
La morfologia non è piana, ma sono presenti numerose movimentazioni del terreno, in cui vengono proposti gli elementi tipici del giardino paesistico all’inglese: i percorsi, l’area di sosta, il ponticello, il tutto evidenziato dalle caratteristiche rocailles in Ceppo d’Iseo.
L’area a prato del giardino romantico comprende la grande aiuola ellittica centrale, oltre all’aiuola minore in cui sono presenti l’esemplare di magnolia ed il gruppo scultoreo di Seleroni.
Come in precedenza affermato, è tipico del giardino all'inglese l’alternarsi, alle aree del bosco, di grandi spazi aperti a prato col significato di ampi canali prospettici.
Il grande prato dell'aiuola centrale ripropone infatti tale "suggestione" di grandi spazi visivi in un’area di dimensioni piuttosto limitate.

Il giardino formale
Era frequente, in corrispondenza della Villa padronale, circondata dal parco all'inglese ricco di gruppi di grandi alberi alternati a grandi spazi aperti, l'esistenza di un piccolo giardino formale, dalle forme rigidamente costruite mediante la vegetazione, testimone di gusti antichi. Già nel disegno del giardino del 1883 si evince l’esistenza di una parte più formale, di una piazzetta nella parte verso Via Mazzini.
Questa può considerarsi una citazione in cui la "formalità" è data dalle forme geometriche con cui alberi e arredo urbano sono organizzati.
Tale rigidità è stata poi ulteriormente accentuata in un progetto degli anni ’80, che ha portato alla costruzione di aiuole perimetrali delimitate da muretti in calcestruzzo e da un arredo urbano delle linee severe.

I margini
L’ambito dei "margini" costituiva e costituisce l'ambito di collegamento tra Piazza Roma e le vie esterne che da essa si dipartono.

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(1) CAVALCABO’ A. (1938) – Come sorse il Giardino di Piazza Roma. Da >. Edizioni Cremona Nuova. Cremona. - SANTORO E. (1968) – La Basilica di S. Domenico – storia della sua demolizione (1859-1879). Camera di Commercio, Industria, Artigianato e Agricoltura di Cremona.
(2) ARCHIVIO DI STATO DI CREMONA – “Acque e strade”, Inventario 139-143, Periodo 1868-1946.
(3) ARCHIVIO DI STATO DI CREMONA – “Acque e strade”, Inventario 139-143, Periodo 1868-1946.
(4) ARCHIVIO DI STATO DI CREMONA – “Acque e strade”, Inventario 139-143, Periodo 1868-1946.
(5) ARCHIVIO DI STATO DI CREMONA – “Acque e strade”, Inventario 139-143, Periodo 1868-1946.
(6) ARCHIVIO DI STATO DI CREMONA – “Acque e strade”, Inventario 139-143, Periodo 1868-1946.
(7) SANTORO E. (1968) – La Basilica di S. Domenico – storia della sua demolizione (1859-1879). Camera di Commercio, Industria, Artigianato e Agricoltura di Cremona.
(8) SANTORO E. (1968) – La Basilica di S. Domenico – storia della sua demolizione (1859-1879). Camera di Commercio, Industria, Artigianato e Agricoltura di Cremona.

Intervento di restauro e riqualificazione

All'inizio degli anni 2000 si è reso necessario un intervento di restauro, in quanto il giardino presentava molteplici problematiche: tra quelle che risultavano maggiormente evidenti, è emerso soprattutto il cattivo stato di salute di buona parte del patrimonio arboreo, con danni non solo all’estetica del giardino, ma anche, con pericolo per l’incolumità dei frequentatori dell’area.
Era inoltre chiaro il risultato di interventi incoerenti con lo stile e la storia di Piazza Roma: pavimentazione in autobloccanti, aiuole con muretti e cordoli in calcestruzzo ed altri elementi di “arredo urbano” incongruenti con la natura di giardino ottocentesco.
Dopo gli interventi risalenti agli anni '80, che lo avevano snaturato, il giardino è stato restaurato nel 2002 dall’arch.A.Kipar, che lo ha riportato all’aspetto originario di giardino romantico ottocentesco, mantenendo il giusto equilibrio tra la salvaguardia del giardino storico e la sua funzione ricreativa e naturalistica, dopo gli interventi degli anni '80, che lo avevano snaturato.
Le scelte progettuali hanno rappresentato un momento di grande sintesi mirata, soprattutto, a non stravolgere le peculiarità del carattere dell’area, nonché a permettere la convivenza dei diversi momenti storici che hanno caratterizzato la vita stessa del giardino, anche in ragione del fatto che il giardino è posto sotto il vincolo delle Legge 1497/39 in base ad un documento del Ministero per la Pubblica Istruzione del 29 marzo 1957.
L'intervento è consistito soprattutto nella riqualificazione architettonica attraverso il recupero del disegno originario e dei materiali tradizionali della piazza-giardino, nonché la riqualificazione di tutto il patrimonio vegetale.
La riqualificazione del Giardino di Piazza Roma ha offerto la doppia opportunità non solo di valorizzare una parte importante del suo patrimonio storico, ma anche di recuperare una delle più vaste aree verdi della città, la quale, grazie alla sua localizzazione, risulta particolarmente vissuta dalla cittadinanza.
Lo spazio è suddiviso in due parti: una parte romantica caratterizzata da un fitto impianto di alberi, dove si trova l'area giochi e l'ex-casetta del custode (ora sede di Associazioni) e una parte formale costituita da un’area pavimentata con motivo geometrico, con panchine e pagoda utilizzata spesso per manifestazioni e concerti.
In questa sorta di “piazzetta” vi sono, oltre al monumento ad Amilcare Ponchielli, alcuni busti celebrativi; si può anche ammirare la copia in bronzo della pietra tombale di Stradivari, che fu sepolto nella cappella della Beata Vergine del Rosario della Basilica di S.Domenico, che sorgeva un tempo nell’area del giardino.

Intitolazione a Papa Giovanni Paolo II

Papa Giovanni Paolo II, nato Karol Jozef Wojtyla (1920-2005), è stato il 264° papa della Chiesa Cattolica. Fu eletto papa il 16 ottobre 1978. In seguito alla causa di beatificazione, il 1º maggio 2011 è stato proclamato beato dal suo immediato successore Benedetto XVI e viene festeggiato annualmente nel giorno del suo insediamento, il 22 ottobre; nella storia della Chiesa, non accadeva da circa un millennio che un papa proclamasse beato il proprio immediato predecessore.
Il 27 aprile 2014, insieme a papa Giovanni XXIII, è stato proclamato santo da papa Francesco.
Primo papa non italiano dopo 455 anni, cioè dai tempi di Adriano VI (1522-1523), è stato inoltre il primo pontefice polacco nella storia e il primo proveniente da un Paese di lingua slava. Il suo pontificato è durato 26 anni, 5 mesi e 17 giorni ed è stato il terzo pontificato più lungo della storia (dopo quello di Pio IX e quello tradizionalmente attribuito a Pietro apostolo).

I monumenti presenti nel Giardino

Fiorera (lato est) (1)
Presenta una “Scritta dettata dal Professor Cavalier Stefano Bissolati direttore della Biblioteca Nazionale dal 1860 e padre del più celebre Leonida: “DOVE FURONO CONVENTO E TEMPIO DELLA INQUISIZIONE DOMENICANA VOLLE AMENITA' DI PIANTE E FIORI IL MUNICIPALE CONSIGLIO 1878”
L'incisione posta in loco dieci anni dopo, ricorda la demolizione della Basilica di San Domenico, appunto luogo di Inquisizione, avvenuta a partire dal 21 giugno 1868 perché ritenuta pericolante.”

Mezzi busti di Giuseppe Mazzini e Claudio Monteverdi
Si tratta di sculture realizzate entrambe dell'artista cremonese Mario Coppetti.
Il 19 giugno 2013 è avvenuta la posa del busto di Monteverdi.

Targa di dedicazione a Papa Giovanni Paolo II
Nell'aiuola principale si trova una targa che dedica i giardini a Papa Giovanni Paolo II dal maggio 2006.

Copia pietra tombale di stradivari (1)
Nella parte sud, troviamo un “basso parallelepipedo di granito rosso”, che accoglie una copia della pietra tombale di Antonio Stradivari.
“L'opera è stata collocata in questa posizione allo scopo di segnalare il punto preciso in cui si trovava la tomba di famiglia di Antonio Stradivari, collocata nella “Cappella del SS. Rosario”, seconda cappella a destra della basilica di San Domenico. La tomba è stata distrutta nella demolizione della chiesa e i corpi contenuti gettati in una fossa comune.
Antonio Stradivari acquistò l'intera cappella del SS. Rosario all'interno della Basillica domenicana allo scopo di adibirla a mausoleo della famiglia. La scelta della chiesa era dovuta alla vicinanza alla sua abitazione: fino al 1931 infatti l'area occupata dalla Galleria XXV aprile, e dalle vie limitrofe, era il quartiere dei liutai.” (1)

Copia della semplice pietra tombale che riporta la data in cui aveva ottenuto in uso perpetuo il sepolcro per sé e i suoi familiari: 1729. La lapide originale è esposta al Museo del Violino di Cremona. (2)

Statua di Amilcare Ponchielli
“Di rimpetto alla pagoda, al posto già assegnato al Re, il 13 settembre 1907, venne collocato il monu­mento eseguito dallo scultore veronese Pie­tro Bordini raffigurante Amilcare Ponchielli, che dal 1892 si ergeva in corso Vittorio Ema­nuele, di fronte al palazzo Ala Ponzone.” (3)

Dirimpetto alla pagoda, al posto già assegnato al Re, il 13 settembre 1907, venne collocato il monu­mento eseguito dallo scultore veronese Pie­tro Bordini raffigurante Amilcare Ponchielli, che dal 1892 si ergeva in corso Vittorio Ema­nuele, di fronte al palazzo Ala Ponzone.

Fioriera (lato ovest)
Sezione in fase di costruzione

Gruppo Marmoreo delle Naiadi
Realizzato da Giovanni Seleroni, scultore cremonese, venne acquistato nel 1885 dal Comune di Cremona e restaurato nel 2003.

A 10 anni dalla demolizione di San Domenico, nel 1880, venne installato il gruppo marmoreo delle Naiadi, le Ninfe figlie dei Fiumi, proveniente dal giardino dell'Ospizio Biazzi di Castelvetro Piacentino. Prestato per la Esposizione Industriale di Cremona, apparteneva però all'Ospizio di Castelvetro che lo richiese nel 1883.
Solo nel 1885, e dopo varie controversie, il Comune acquistò le statue per mille lire, l'equivalente di cinquanta centesimi di euro attuali.

Fioriera (zona nord-ovest)
Sezione in fase di costruzione

(1) Parole di Pietra – Storia guidata di Cremona incisa sui muri di Gianluigi Boldori e Federico Zovadelli Cr.Ar.T (Cremona Arte e Turismo) ottobre 2013
(2) https://www.in-lombardia.it/it/pietra-tombale-di-antonio-stradivari
(3) Taglietti - Le Strade Di Cremona - Vol 2 - Grafiche Pedroni 1997